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“Dietro le monetine lanciate a Craxi c’era la speranza di uscirne, dietro quelle di Mussari c’è solo la disperazione di doverci convivere. Oggi le mazzette sono ingegnerizzate” e ci sono imputati “che non si vergognano affatto, anzi aggrediscono subito i Pm”. Ecco la mia intervista rilasciata oggi a ‘La Repubblica’.
E’ o non è di nuovo ‘Mani pulite’?
“Sono passati 21 anni dalla prima mazzetta di Chiesa. Mazzette c’erano prima e mazzette ci sono adesso. Prima la trovavi nel pouf o nel bagno dell’ufficio, oggi ci sono le transazioni finanziarie con le royalities date ai broker per attività di trading o le commissioni atipiche come dice Berlusconi, ma sempre mazzette sono”.
E per un Pm è meglio o peggio?
“Peggio. Prima trovavi il corpo del reato ed era più facile combattere la corruzione, ora è più difficile penetrare i nuovi schermi finanziari e quindi c‘è più impunità. Hanno trovato i mezzi per rendere il reato più occulto, meno aggredibile, meno curabile. Soprattutto hanno screditato i medici che avevano diagnosticato la malattia. E hanno ignorato le loro proposte”.
E sarebbero?
“Il 2 settembre del ’94, a Cernobbio, noi di ’Mani pulite’ lanciammo il piano anticorruzione, causa di non punibilità per chi rivela la tangente, auto-riciclaggio, falso in bilancio. Invece hanno reso più difficili gli accertamenti e depenalizzato i reati.
Oggi le monetine a Mussari, ieri a Craxi: che cambia?
“Allora la gente sperava nella reazione, ora c’è la disperazione di vedere che nulla cambia. La continua disinformazione ha innescato pure il dubbio di una guerra tra guardie e ladri, c’è il rischio di una rivolta che potrebbe sfociare in qualcosa di drammatico”.
Allora soldi per i partiti, ora soldi presi per sé?
“Anche allora il partito era una scusa, dietro c’era la marchetta. Oggi è tutto più sfacciato, non c’è più vergogna. Allora chi veniva beccato correva dal Pm e ammetteva i fatti, oggi va in tv e attacca i magistrati. Formigoni e Fitto, andate a vedere quelle conferenze stampa”.
Allora Craxi, Martelli, Forlani. Adesso?
“Non è che i grandi personaggi sono fuori, hanno imparato a mettere un filtro tra loro e il fatto reato. Situazioni come quelle di Finmeccanica e Mps sono state segnalate più volte agli organi di controllo, ma si fa finta di non vedere”.
Nel ’92-’93 c’era la “dazione ambientale”, ora?
“Hanno risolto il problema con la legge anticorruzione, hanno cancellato il reato. Per ‘dazione ambientale’ intendevamo la concussione per induzione, dai denaro non perché sei costretto, ma perché al telefono non ti rispondono o trovi la porta chiusa e capisci che devi pagare, e paghi. E’ stata chiusa la porta aperta dalla magistratura, è stata tolta la concussione per induzione, è rimasta quella per costrizione che non s’è mai vista”.
Tangenti all’estero anche allora?
“Le abbiamo scoperte contestando il reato di corruzione internazionale, la Convenzione di Strasburgo lo prevede espressamente, l’Ocse lo ha ribadito”.
Tangentopoli non è mai finita?
“Il sistema, invece di curarsi, si è immunizzato. Nel ’93 l’immunità è stata tolta, ora Berlusconi propone di rimetterla”.
Caro D.r Antonio Di Pietro, è giunto il momento che ci sia un BANCA CONTROLLATA DALLO STATO !!! E’ l’unico sistema per combattere questi dirigenti senza scrupoli e assetati di denaro ridimensionando i loro compensi e per aiutare veramente i cittadini e le aziende concedendo i mutui e i prestiti a condizioni oneste. Basta alla vendita di derivati, basta con il mischiare prodotti bancari con prodotti assicurativi. Verifica e controlli sulle pressioni commerciali nei confronti dei dipendenti per il raggiungimento dei budget.
Fino a che ci saranno ancora nella politica Italiana i pescecani della prima repubblica, non si potrà mai correggere questa cattiva abitudine di corruzione, concussioni e tangenti!!
è la continuazione di mani pulite che non è mai stata sospesa, nemmeno da lei, ne mai lo sarà. potrà essere ridotto lo scempio ma la corruzione è parte integrante dell’umanità, dal ladro di mele alla cessione dell’ILVA. Davigo una volta distinse la differenza tra un’operazione di felice ingegneria finanziaria e la frode finanziaria con il falso in bilancio in base all’effetto finale che conseguivano. Il falso finiva in tribunale, con l’annesso fallimento, l’ingegneria finanziaria vola felice in libertà. Piccola differenza con il salvataggio del MPS fatto con i soldi di noi tutti; la continuità dell’ILVA per come è gestita (da ordinari e semplici mercati di metallo e non veri imprenditori, scelti a caso :)) e così si potrebbe continuare all’infinito, e non solo in Italia. Ma una cosa è riuscire a prevenire altra è quella di inseguire per punire, nelle due posizioni c’è sempre qualcuno che prima commette il reato e poi viene inseguito se… quello che il parlamento non ha voluto fare fino ad oggi è il potenziamento del se… il diritto è pietra miliare di una società, il nostro per famoso che sia per le sue origini, ci colloca praticamente a fine scala delle peggiori statistiche mondiali. D’altronde fin dall’epoca romana il vizio ci contagia, applaudiamo Craxi per Sigonella e poi lo linciamo per aver fatto quello che tutti i partiti facevano e che lei ci ha portato alla luce. Ma veramente crede che gli italiani non sapessero? Il vox populi vox dei non è mai stato casuale, aveva un senso ed una finalità, non giuridica ma di indirizzo, non prova ma ragionevole dubbio. I nostri PM si sono evoluti nel tempo malgrado le zeppe che il parlamento di berlusconi (quindi anche del PCI prima e del PD dopo) gli hanno posto. Il votare Rivoluzione Civile ha un senso, per me, proprio per la sua presenza e per quella di Ingroia, che spero, entrerete rafforzati dal voto popolare per fare ciò che alcune madri non hanno insegnato ai figli, l’onestà. Il nostro per voi vale doppio, uno per la qualità della persona e del suo percorso di vita, una per la sostituzione di uno degli infami che hanno consentito a ridurre in queste condizioni il paese più bello del mondo. almeno una volta lo era, e aveva una vitalità e capacità di rinnovamento che sembrano scomparire nella notte dei tempi. Monti può raccontare la favola del lupo, secondo me fa un autoritratto, il suo, Il PD, ex PCI, potrà essere cambiato, ma se l’ha fatto lo si vedrà solo con la generazione di Renzi, non con quella di bersani, che sarà anche un onest’uomo, ma, forse ha contiguità con il capitale più “frivolo” non indifferenti. Questo paese esige un pò di pulizia e dopo potrà affrontare la sfida del mercato globale, che ci potrà disintegrare ma lo farà con noi consci che nessuno dall’interno ha remato contro. Meno chiacchiere e più fatti, per questo vi voterò, non per altro con la speranza che riusciate ad accorciare il tempo dell’eterno inseguimento tra guardie e ladri. In bocca al lupo.
Il Papa tedesco..un Papa da non dimenticare (parte III^)
Affrontando il tema della mafia, Ruffini scriveva:
« Una propaganda spietata … ha finito per far credere … che i Siciliani, in generale, sono mafiosi, giungendo a denigrare una parte cospicua della nostra Patria, nonostante i pregi che la rendono esimia nelle migliori manifestazioni dello spirito umano »
Inoltre, dopo aver riconosciuto – forse per primo – la mafia come «uno Stato nello Stato», scriveva:
« Non può destare meraviglia che il vecchio, deplorevole sistema sia sopravvissuto: pur essendo cambiato il campo d’azione. Le radici sono rimaste: alcuni capi, approfittando della miseria e dell’ignoranza, sono riusciti a mobilitare gruppi ardimentosi, pronti a tutto osare per difendere i loro privati interessi e per garantire la loro supremazia nella orticoltura, nel mercato e nei più disparati settori sociali. Questi abusi sono divenuti a poco a poco tristi consuetudini perché tutelati dall’omertà degli onesti, costretti al silenzio per paura, e dalla debolezza dei poteri, ai quali spettavano il diritto e l’obbligo di prevenire e di reprimere la delinquenza in qualsiasi momento, a qualunque costo. Si rileva dai fatti che la Mafia è sempre stata costituita da una sparuta minoranza. La Sicilia è ancora lontana dall’avere quel benessere che le spetta; per troppo tempo è stata quasi dimenticata; sono necessari provvedimento che il popolo non può darsi da sé. Occorrono case, scuole – specialmente elementari e professionali – e fonti di lavoro. […] Urge che siano applicati con la dovuta energia e la maggiore sollecitudine i rimedi deliberati dalle pubbliche autorità – e altri siano presi se risultano necessari – perché scompaiano quanto prima la delinquenza e l’immoralità, sia individuali che associate »
In questa prospettiva, alcuni storici difendono Ruffini affermando che il suo intento, più che a minimizzare il fenomeno mafioso era volto a distinguerlo dall’autentica sicilianità.
L’eco della lettera giunse fino alla Città del Vaticano e il 16 aprile 1964 il cardinal Amleto Cicognani della Segreteria di Stato scrisse:
« due cose sembrano degne di encomio nel breve scritto pastorale della Eminenza Vostra: il proposito di definire e perciò ridurre nelle loro vere misure gli addebiti, che tante voci dell’opinione pubblica mettono a carico della gente siciliana, mostrando così come sia grande torto generalizzare a suo discredito elementi veramente deplorevoli, ma episodici e punto espressivi dell’intero volto dell’isola. Ed in secondo luogo è lodevole, è pastorale l’intento di Vostra Eminenza di voler in tal modo ammonire i veri e bravi siciliani a immunizzarsi dai difetti loro attribuiti, rinfrancando in se stessi una vigorosa coscienza morale e civile, la quale altro migliore alimento e sostegno non può avere se non nella fedeltà rinvigorita e rigenerata alla magnifica tradizione cristiana dell’Isola »
Le reazioni a questa lettera furono molte e contrastanti fra loro e tra di esse molte addebitarono senza alcun fondamento a Ruffini di aver negato l’esistenza della mafia, che sarebbe stata un’invenzione dei comunisti.
Al riguardo, valga l’analisi acutamente svolta dal Giudice Giovanni Falcone, che – in un articolo comparso su L’Unità il 31 maggio 1992, otto giorni dopo la sua morte – rilevava come negli anni del dopoguerra il fenomeno mafioso fosse stato totalmente sottovalutato sia da parte di tutti i mezzi di informazione, sia da parte di tutte le istituzioni dello Stato, politiche e giudiziarie.
Nel 1994 il cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo, in un’intervista rilasciata al Giornale di Sicilia il 25 febbraio di quell’anno ha scritto:
« Il Cardinale Ruffini, che tanti meriti ebbe a Palermo, per l’attività sociale che promosse, per i tanti e diversificati centri di servizio che aprì, tuttora operanti, per il lavoro che procurò e diede, sollecitando le autorità di allora, svolse certamente un’azione quanto mai efficace nei riguardi della mafia, anche se non ebbe a parlarne quanto dopo se ne è fatto. In fondo le opere valgono più delle parole. Non si può pretendere ora, quando tante cose sono meglio conosciute, che egli avesse allora così circostanziato il quadro di cosa fosse la mafia, e delle azioni che si potessero ad essa riferire. »
Successivamente, lo stesso cardinale Pappalardo – nell’ambito della manifestazione svoltasi a Palermo il 14 dicembre 2000 “Conferenza politici ad alto livello per la firma della Convenzione della Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale” – ebbe ad affermare:
« ai fini di una retta valutazione dell’attenzione prestata dall’Episcopato siciliano all’elevato numero di omicidi e di rapine a mano armata perpetrati nell’isola, mi sembra significativo menzionare che i Vescovi, già fin dal Sinodo regionale del 1952, al tempo quindi del Cardinale Ruffini, avevano comminato la scomunica per quanti fossero stati gli esecutori e i mandanti dei suddetti delitti, e cioè la pena spirituale che comporta l’esclusione della comunità ecclesiale. Tale scomunica è stato confermata in due successive occasioni dalla Conferenza Episcopale Siciliana ed è tuttora operante nei riguardi di coloro che, anche in quanto mafiosi, continuano a porre in atto tali gravi comportamenti.
e..inoltre…http://terradinessuno.wordpress.com/biblioteca-di-terra-di-nessuno/ernesto-ruffini-il-vero-volto-della-sicilia/
..e..ancora..www.ilrecensore.com/…/strage-di-via-d’amelio-intervista-ad-attilio-b…
Disonore di Sicilia
di Vincenzo Consolo
Il motivetto contro gli infamatori della Sicilia è stato composto molti anni fa da un famoso «musicista» che si chiamava nientedimeno Luigi Capuana. Alla pubblicazione dell’Inchiesta in Sicilia del 1876, dei due studiosi Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, in cui si parlava – si scriveva – di malavita e di mafia, rispondeva il Capuana con il libello La Sicilia e il brigantaggio. Ispirandosi dalla definizione estetica che della mafia aveva dato l’etnologo Giuseppe Pitré (bellezza, coscienza d’essere uomo, sicurezza d’animo, baldanza), alludendo all’inchiesta di Franchetti e Sonnino, così scriveva Capuana: «Ma il cliché della mafia siciliana è fatto da un pezzo, ma la stampa a colori di una mostruosa mafia-piovra, dai mille viscidi tentacoli avvolgenti e stringenti da un capo all’altro la Sicilia, è già stata tirata a migliaia e migliaia di copie…». Ecco che compare per la prima volta la similitudine mafia-piovra, sia pure in senso antifrastico. È quindi lo sceneggiato televisivo La Piovra che, hanno detto alcuni esimi politici, disonora la Sicilia, l’Italia. Disonorano, danneggiano la Sicilia gli scrittori, i registi o i saggisti che trattano di mafia. Vittorio Emanuele Orlando si scagliava contro chi parlava di mafia, e il cardinale di Palermo, Ernesto Ruffini, diceva che Danilo Dolci e il Gattopardo (oltre la mafia) disonoravano la Sicilia. Quel cardinale che procedeva nella processione del Corpus Domini con ai lati gli onorevoli Vito Ciancimino e Salvo Lima. Ma cos’è tutto questo parlare e parlare di mafia, parlare del traffico di droga e di armi, di riciclaggio di denaro sporco e di tanti altri immondi traffici, parlare soprattutto della sequela infinita dei morti ammazzati dalla mafia? Finiamola!, dicono certi politici, finiamola dice il gran Governatore di Sicilia onorevole Totò Cuffaro. Una Lega bisognerebbe istituire per la difesa del buon nome della Sicilia, come quella americana per la difesa del buon nome dell’Italia, frequentata dal famoso banchiere Michele Sindona. «Sicilia! Tutto il resto in ombra» recita lo slogan pubblicitario promosso dall’Assessorato al Turismo della Regione Siciliana. Ed è vero: fuori dalla Sicilia, tutto schifio è!».
http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/150000/145593.xml?key=ernesto+ruffini&first=21&orderby=0
lewiaugel
@ Pietro Galati:
GENTILE SIGNORE PIETRO GALATI
CONDIVIDO PIENAMNETE DALL’80 ALL’86 ERO A MILANO FACEVO ILRAPPRSNTANTE SINDACALE CGIL CRAXI AL GOVERNO LAMA E BERLINGUER ALTRE PERSONE. DI BERLUSCONI DICEVANO CHE ERA IMPEGOLATO CON CRAXI A MILANO LACOSA ERA CHICCHIERATA.
INFATTI POI VENNE TANGENTOPOLI.
CRAXI=BERLUSCONI=MONTI
SIAMO LI MONTI PER IL SUO FARE ANTIDEMOCRATICO DICE DI ESSERE CATTOLICO HA FATTO PIU MALELUI ALLA GENTE.
COMUNQUE SPERO VIVAMENETE CHE RIMETTANO MANI LLA RIFORMAPENSIONE IO DEL 52 A MAGGIO 2012 DOVEVO ANDARE IN PESNIONE CI SONO GLI ESODATI DEL 1952 CHE VANNO QUEST’ANNO
MI STA BENE CHE VENGANO TUTELATI MA E’ INCOSTIUTZIONALE PER COLPA DELLA FORNERO. NON CI DOVREBBERO ESSERE PARI DIRITTI
LA QUESTIONE ESODATI LA DOVEVANORISOLVERERIDANDO LAPROGRESSIVITA CHELA FORNRO AVEVA TOLTO. E ON SI SA SE SI INVENTANO QUALCHE ALTRA COSA? BERLUSCONI HA DETTO CHE VOLEVA RIPRISTINARE L’ANNO DI ASPETTATIVA COSI POIINVECE DEL2016+6 MESI SI VA NEL 2017+6MESI SPERO CHE NON ACCADA.
COMUNQUE BUONA SERATA
@ Domenico Branchina:
Tutto il mondo e´paese, mi creda.
Anche in Germania (compresa la Germania Ovest) se si puo´si evade.
Magari si puo´di meno ergo si evade di meno.
Io vivo nella Germania est, ma mio marito e´nato e vissuto a Rottweil, foresta nera, e se vuole le faccio scrivere due righe anche da lui.
La Germania non e´come l´Italia, i tedeschi sono una razza a se´, molto particolare, ma anche qui, quando si puo´si cerca di non pagare…nessuno e´onesto per natura…
L´assurdo e´voler attribuire ai tedeschi meriti che non hanno.
Quello che hanno e che agli Italiani manca e´la consapevolezza e l´orgoglio di essere un popolo.
I tedeschi sono innanzitutto tedeschi e devono distinguersi, perche´un tedesco appartiene ad una razza speciale.
Questo non ha nulla a che vedere con il nazismo o con la razza ariana, ma e´una coscienza di appartenere a una collettivita´, quello che noi Italiani non abbiamo.
Noi anzi siamo molto spesso pronti a denigrarci, a trovare vizi e pecche.
Noi siamo sempre i peggiori in quello che c´e´di cattivo, a volte lo giuriamo senza la minima obiettivita´.
Siamo tra i popoli piu´corrotti, tra i piu´incivili, tra i piu´maneggioni, quando in realta´, forse siamo meglio di molti altri.
Io, personalmente, non mi sento inferiore a nessuno, ma neanche superiore.
Riconosco i miei difetti, ma vedo anche quelli degli altri.
Cerchiamo di vedere le cose per quel che sono, non per quello che sembrano o per quello che vogliono farci credere.
Non c´e´nessuno che sia assolutamente malvagio come vogliono descrivere Berlusconi o assolutamente perfetto come vogliono descrivere qualcun´altro.
Come non c´e´lo stato perfetto.
Ognuno ha le sue colpe e i suoi scheletri negli armadi.
Anche Craxi (che a me non e´mai stato particolarmente simpatico) aveva il suo lato positivo.
Si e´comportato molto spesso con molta piu´dignita´di quella dimostrata da certi nostri politici leccacosidetto.
Ha avuto l´orgoglio e se vogliamo l´ardire di opporsi agli USA piu´di una volta.
E a parer mio quello e´il motivo per cui ha pagato e amaramente.
Il Papa tedesco..un Papa da non dimenticare (parte III^)
Affrontando il tema della mafia, Ruffini scriveva:
« Una propaganda spietata … ha finito per far credere … che i Siciliani, in generale, sono mafiosi, giungendo a denigrare una parte cospicua della nostra Patria, nonostante i pregi che la rendono esimia nelle migliori manifestazioni dello spirito umano »
Inoltre, dopo aver riconosciuto – forse per primo – la mafia come «uno Stato nello Stato», scriveva:
« Non può destare meraviglia che il vecchio, deplorevole sistema sia sopravvissuto: pur essendo cambiato il campo d’azione. Le radici sono rimaste: alcuni capi, approfittando della miseria e dell’ignoranza, sono riusciti a mobilitare gruppi ardimentosi, pronti a tutto osare per difendere i loro privati interessi e per garantire la loro supremazia nella orticoltura, nel mercato e nei più disparati settori sociali. Questi abusi sono divenuti a poco a poco tristi consuetudini perché tutelati dall’omertà degli onesti, costretti al silenzio per paura, e dalla debolezza dei poteri, ai quali spettavano il diritto e l’obbligo di prevenire e di reprimere la delinquenza in qualsiasi momento, a qualunque costo. Si rileva dai fatti che la Mafia è sempre stata costituita da una sparuta minoranza. La Sicilia è ancora lontana dall’avere quel benessere che le spetta; per troppo tempo è stata quasi dimenticata; sono necessari provvedimento che il popolo non può darsi da sé. Occorrono case, scuole – specialmente elementari e professionali – e fonti di lavoro. […] Urge che siano applicati con la dovuta energia e la maggiore sollecitudine i rimedi deliberati dalle pubbliche autorità – e altri siano presi se risultano necessari – perché scompaiano quanto prima la delinquenza e l’immoralità, sia individuali che associate »
In questa prospettiva, alcuni storici difendono Ruffini affermando che il suo intento, più che a minimizzare il fenomeno mafioso era volto a distinguerlo dall’autentica sicilianità.
L’eco della lettera giunse fino alla Città del Vaticano e il 16 aprile 1964 il cardinal Amleto Cicognani della Segreteria di Stato scrisse:
« due cose sembrano degne di encomio nel breve scritto pastorale della Eminenza Vostra: il proposito di definire e perciò ridurre nelle loro vere misure gli addebiti, che tante voci dell’opinione pubblica mettono a carico della gente siciliana, mostrando così come sia grande torto generalizzare a suo discredito elementi veramente deplorevoli, ma episodici e punto espressivi dell’intero volto dell’isola. Ed in secondo luogo è lodevole, è pastorale l’intento di Vostra Eminenza di voler in tal modo ammonire i veri e bravi siciliani a immunizzarsi dai difetti loro attribuiti, rinfrancando in se stessi una vigorosa coscienza morale e civile, la quale altro migliore alimento e sostegno non può avere se non nella fedeltà rinvigorita e rigenerata alla magnifica tradizione cristiana dell’Isola »
Le reazioni a questa lettera furono molte e contrastanti fra loro e tra di esse molte addebitarono senza alcun fondamento a Ruffini di aver negato l’esistenza della mafia, che sarebbe stata un’invenzione dei comunisti.
Al riguardo, valga l’analisi acutamente svolta dal Giudice Giovanni Falcone, che – in un articolo comparso su L’Unità il 31 maggio 1992, otto giorni dopo la sua morte – rilevava come negli anni del dopoguerra il fenomeno mafioso fosse stato totalmente sottovalutato sia da parte di tutti i mezzi di informazione, sia da parte di tutte le istituzioni dello Stato, politiche e giudiziarie.
Nel 1994 il cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo, in un’intervista rilasciata al Giornale di Sicilia il 25 febbraio di quell’anno ha scritto:
« Il Cardinale Ruffini, che tanti meriti ebbe a Palermo, per l’attività sociale che promosse, per i tanti e diversificati centri di servizio che aprì, tuttora operanti, per il lavoro che procurò e diede, sollecitando le autorità di allora, svolse certamente un’azione quanto mai efficace nei riguardi della mafia, anche se non ebbe a parlarne quanto dopo se ne è fatto. In fondo le opere valgono più delle parole. Non si può pretendere ora, quando tante cose sono meglio conosciute, che egli avesse allora così circostanziato il quadro di cosa fosse la mafia, e delle azioni che si potessero ad essa riferire. »
Successivamente, lo stesso cardinale Pappalardo – nell’ambito della manifestazione svoltasi a Palermo il 14 dicembre 2000 “Conferenza politici ad alto livello per la firma della Convenzione della Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale” – ebbe ad affermare:
« ai fini di una retta valutazione dell’attenzione prestata dall’Episcopato siciliano all’elevato numero di omicidi e di rapine a mano armata perpetrati nell’isola, mi sembra significativo menzionare che i Vescovi, già fin dal Sinodo regionale del 1952, al tempo quindi del Cardinale Ruffini, avevano comminato la scomunica per quanti fossero stati gli esecutori e i mandanti dei suddetti delitti, e cioè la pena spirituale che comporta l’esclusione della comunità ecclesiale. Tale scomunica è stato confermata in due successive occasioni dalla Conferenza Episcopale Siciliana ed è tuttora operante nei riguardi di coloro che, anche in quanto mafiosi, continuano a porre in atto tali gravi comportamenti.
e..inoltre…http://terradinessuno.wordpress.com/biblioteca-di-terra-di-nessuno/ernesto-ruffini-il-vero-volto-della-sicilia/
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Disonore di Sicilia
di Vincenzo Consolo
Il motivetto contro gli infamatori della Sicilia è stato composto molti anni fa da un famoso «musicista» che si chiamava nientedimeno Luigi Capuana. Alla pubblicazione dell’Inchiesta in Sicilia del 1876, dei due studiosi Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, in cui si parlava – si scriveva – di malavita e di mafia, rispondeva il Capuana con il libello La Sicilia e il brigantaggio. Ispirandosi dalla definizione estetica che della mafia aveva dato l’etnologo Giuseppe Pitré (bellezza, coscienza d’essere uomo, sicurezza d’animo, baldanza), alludendo all’inchiesta di Franchetti e Sonnino, così scriveva Capuana: «Ma il cliché della mafia siciliana è fatto da un pezzo, ma la stampa a colori di una mostruosa mafia-piovra, dai mille viscidi tentacoli avvolgenti e stringenti da un capo all’altro la Sicilia, è già stata tirata a migliaia e migliaia di copie…». Ecco che compare per la prima volta la similitudine mafia-piovra, sia pure in senso antifrastico. È quindi lo sceneggiato televisivo La Piovra che, hanno detto alcuni esimi politici, disonora la Sicilia, l’Italia. Disonorano, danneggiano la Sicilia gli scrittori, i registi o i saggisti che trattano di mafia. Vittorio Emanuele Orlando si scagliava contro chi parlava di mafia, e il cardinale di Palermo, Ernesto Ruffini, diceva che Danilo Dol*ci e il Gattopardo (oltre la mafia) disonoravano la Sicilia. Quel cardinale che procedeva nella processione del Corpus Domini con ai lati gli onorevoli Vito Ciancimino e Salvo Lima. Ma cos’è tutto questo parlare e parlare di mafia, parlare del traffico di droga e di armi, di riciclaggio di denaro sporco e di tanti altri immondi traffici, parlare soprattutto della sequela infinita dei morti ammazzati dalla mafia? Finiamola!, dicono certi politici, finiamola dice il gran Governatore di Sicilia onorevole Totò Cuf*faro. Una Lega bisognerebbe istituire per la difesa del buon nome della Sicilia, come quella americana per la difesa del buon nome dell’Italia, frequentata dal famoso banchiere Michele Sindona. «Sicilia! Tutto il resto in ombra» recita lo slogan pubblicitario promosso dall’Assessorato al Turismo della Regione Siciliana. Ed è vero: fuori dalla Sicilia, tutto schifio è!».
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lewisaugel
Il Papa tedesco un Papa da non dimenticare.(Parte IV^)
e..inoltre…http://terradinessuno.wordpress.com/biblioteca-di-terra-di-nessuno/ernesto-ruffini-il-vero-volto-della-sicilia/
..e..ancora..www.ilrecensore.com/…/strage-di-via-d’amelio-intervista-ad-attilio-b…
Disonore di Sicilia
di Vincenzo Consolo
Il motivetto contro gli infamatori della Sicilia è stato composto molti anni fa da un famoso «musicista» che si chiamava nientedimeno Luigi Capuana. Alla pubblicazione dell’Inchiesta in Sicilia del 1876, dei due studiosi Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, in cui si parlava – si scriveva – di malavita e di mafia, rispondeva il Capuana con il libello La Sicilia e il brigantaggio. Ispirandosi dalla definizione estetica che della mafia aveva dato l’etnologo Giuseppe Pitré (bellezza, coscienza d’essere uomo, sicurezza d’animo, baldanza), alludendo all’inchiesta di Franchetti e Sonnino, così scriveva Capuana: «Ma il cliché della mafia siciliana è fatto da un pezzo, ma la stampa a colori di una mostruosa mafia-piovra, dai mille viscidi tentacoli avvolgenti e stringenti da un capo all’altro la Sicilia, è già stata tirata a migliaia e migliaia di copie…». Ecco che compare per la prima volta la similitudine mafia-piovra, sia pure in senso antifrastico. È quindi lo sceneggiato televisivo La Piovra che, hanno detto alcuni esimi politici, disonora la Sicilia, l’Italia. Disonorano, danneggiano la Sicilia gli scrittori, i registi o i saggisti che trattano di mafia. Vittorio Emanuele Orlando si scagliava contro chi parlava di mafia, e il cardinale di Palermo, Ernesto Ruffini, diceva che Danilo Dolci e il Gattopardo (oltre la mafia) disonoravano la Sicilia. Quel cardinale che procedeva nella processione del Corpus Domini con ai lati gli onorevoli Vito Ciancimino e Salvo Lima. Ma cos’è tutto questo parlare e parlare di mafia, parlare del traffico di droga e di armi, di riciclaggio di denaro sporco e di tanti altri immondi traffici, parlare soprattutto della sequela infinita dei morti ammazzati dalla mafia? Finiamola!, dicono certi politici, finiamola dice il gran Governatore di Sicilia onorevole Totò Cuffaro. Una Lega bisognerebbe istituire per la difesa del buon nome della Sicilia, come quella americana per la difesa del buon nome dell’Italia, frequentata dal famoso banchiere Michele Sindona. «Sicilia! Tutto il resto in ombra» recita lo slogan pubblicitario promosso dall’Assessorato al Turismo della Regione Siciliana. Ed è vero: fuori dalla Sicilia, tutto schifio è!».
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i Presidenti della regione SICILIA..dal1946..al..1960
1947 – 1949
Giuseppe Alessi..poi SENATORE
DC
1949 – 1955
Franco Restivo..poi ministro degli interni
DC
1955 – 1956
Giuseppe Alessi
DC
1956 – 1958
Giuseppe La Loggia..poi deputato
DC
1958 – 1960
Silvio Milazzo
USCS
…e il cardinale di Palermo, Ernesto Ruffini, diceva che Danilo Dolci e il Gattopardo (oltre la mafia) disonoravano la Sicilia. Quel cardinale che procedeva nella processione del Corpus Domini con ai lati gli onorevoli Vito Ciancimino e Salvo Lima.
e..finalmente..Renato SCHIFANI..Giulio Andreotti..e..Angiolino ALFANO!
lewisaugel
1947 – 1949
Giuseppe Alessi..poi SENATORE
DC
1949 – 1955
Franco Restivo..poi ministro degli interni
DC
1955 – 1956
Giuseppe Alessi
DC
1956 – 1958
Giuseppe La Loggia..poi deputato
DC
1958 – 1960
Silvio Milazzo
USCS
…e il cardinale di Palermo, Ernesto Ruffini, diceva che Danilo Dolci e il Gattopardo (oltre la mafia) disonoravano la Sicilia. Quel cardinale che procedeva nella processione del Corpus Domini con ai lati gli onorevoli Vito Ciancimino e Salvo Lima.
e..finalmente..Renato SCHIF*ANI..Giulio Andr*eotti..e..Ang*iolino ALF*ANO!
lewisaugel
Il Papa tedesco un Papa da non dimenticare.(Parte IV^)
e..inoltre…http://terradinessuno.wordpress.com/biblioteca-di-terra-di-nessuno/ernesto-ruffini-il-vero-volto-della-sicilia/
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Disonore di Sicilia
di Vincenzo Consolo
Il motivetto contro gli infamatori della Sicilia è stato composto molti anni fa da un famoso «musicista» che si chiamava nientedimeno Luigi Capuana. Alla pubblicazione dell’Inchiesta in Sicilia del 1876, dei due studiosi Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, in cui si parlava – si scriveva – di malavita e di mafia, rispondeva il Capuana con il libello La Sicilia e il brigantaggio. Ispirandosi dalla definizione estetica che della mafia aveva dato l’etnologo Giuseppe Pitré (bellezza, coscienza d’essere uomo, sicurezza d’animo, baldanza), alludendo all’inchiesta di Franchetti e Sonnino, così scriveva Capuana: «Ma il cliché della mafia siciliana è fatto da un pezzo, ma la stampa a colori di una mostruosa mafia-piovra, dai mille viscidi tentacoli avvolgenti e stringenti da un capo all’altro la Sicilia, è già stata tirata a migliaia e migliaia di copie…». Ecco che compare per la prima volta la similitudine mafia-piovra, sia pure in senso antifrastico. È quindi lo sceneggiato televisivo La Piovra che, hanno detto alcuni esimi politici, disonora la Sicilia, l’Italia. Disonorano, danneggiano la Sicilia gli scrittori, i registi o i saggisti che trattano di mafia. Vittorio Emanuele Orlando si scagliava contro chi parlava di mafia, e il cardinale di Palermo, Ernesto Ruffini, diceva che Danilo Dolci e il Gattopardo (oltre la mafia) disonoravano la Sicilia. Quel cardinale che procedeva nella processione del Corpus Domini con ai lati gli onorevoli Vito Ciancimino e Salvo Lima. Ma cos’è tutto questo parlare e parlare di mafia, parlare del traffico di droga e di armi, di riciclaggio di denaro sporco e di tanti altri immondi traffici, parlare soprattutto della sequela infinita dei morti ammazzati dalla mafia? Finiamola!, dicono certi politici, finiamola dice il gran Governatore di Sicilia onorevole Totò Cuffaro. Una Lega bisognerebbe istituire per la difesa del buon nome della Sicilia, come quella americana per la difesa del buon nome dell’Italia, frequentata dal famoso banchiere Michele Sindona. «Sicilia! Tutto il resto in ombra» recita lo slogan pubblicitario promosso dall’Assessorato al Turismo della Regione Siciliana. Ed è vero: fuori dalla Sicilia, tutto schifio è!».
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i Presidenti della regione SICILIA..dal1946..al..1960
1947 – 1949
Giuseppe Alessi..poi SENATORE
DC
1949 – 1955
Franco Restivo..poi ministro degli interni
DC
1955 – 1956
Giuseppe Alessi
DC
1956 – 1958
Giuseppe La Loggia..poi deputato
DC
1958 – 1960
Silvio Milazzo
USCS
…e il cardinale di Palermo, Ernesto Ruffini, diceva che Danilo Dolci e il Gattopardo (oltre la mafia) disonoravano la Sicilia. Quel cardinale che procedeva nella processione del Corpus Domini con ai lati gli onorevoli Vito Ciancimino e Salvo Lima.
e..finalmente..Renato SCHIFANI..Giulio Andreotti..e..Angiolino ALFANO!
lewisaugel
1947 – 1949
Giuseppe Alessi..poi SENATORE
DC
1949 – 1955
Franco Restivo..poi ministro degli interni
DC
1955 – 1956
Giuseppe Alessi
DC
1956 – 1958
Giuseppe La Loggia..poi deputato
DC
1958 – 1960
Silvio Milazzo
USCS
…e il cardinale di Palermo, Ernesto Ruffini, diceva che Danilo Dolci e il Gattopardo (oltre la mafia) disonoravano la Sicilia. Quel cardinale che procedeva nella processione del Corpus Domini con ai lati gli onorevoli Vito Ciancimino e Salvo Lima.
e..finalmente..Renato SC*HIFANI..Giulio And*reotti..e..Ang*iolino ALF*ANO!
lewisaugel