Il presidente della più importante Regione italiana, la Lombardia, è indagato per corruzione e finanziamento illecito. Quando la sua giunta affondava sotto palate di fango che sommergevano la destra e la sinistra in misura pari, raccontava che siccome non era indagato non si doveva dimettere. Come se la responsabilità politica non contasse niente! Nemmeno adesso che è indagato molla il posto. Si è incatenato alla poltrona fregandosene della decenza.
Il presidente di una delle principali e più popolose Regioni del Mezzogiorno, la Sicilia, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. Si sta dimettendo, però a rate, un pochino per volta. A fine luglio dovrebbe scadere l’ultima rata e dovrebbero arrivare le dimissioni vere e proprie. Speriamo bene e vedremo cosa farà quel PD siciliano che, sempre alla faccia della decenza, lo ha appoggiato in cambio di qualche posto.
L’ex presidente del consiglio, dopo aver distrutto l’immagine del nostro Paese nel mondo, vuole candidarsi di nuovo a governarci. Lo stanno processando per concussione, ma per una fortunata coincidenza il governo ha deciso di cancellare il reato di concussione per induzione giusto in tempo per salvarlo.
La stessa abolizione di quella fattispecie di reato, senza la quale le indagini sulla corruzione nella Pubblica amministrazione andranno tutte a farsi benedire, salverà anche l’ex braccio destro di Pierluigi Bersani, Filippo Penati. Un’altra fortunata coincidenza.
Un partito che ha fatto il bello e il cattivo tempo per un decennio, la Lega,è stata stroncata dagli scandali.
Lusi, il tesoriere della Margherita, che con i Ds aveva cofondato il Pd è in galera e promette di vuotare il sacco per vendetta contro chi non lo ha coperto negando l’autorizzazione all’arresto.
E in mezzo a tutto questo disastro etico, politico e anche economico il governo che fa? Sforna una legge dopo l’altra per rendere la casta ancora più impunita e impunibile.
Con una mano firma la Convenzione di Strasburgo contro la corruzione. Con l’altra la straccia allungando i termini della prescrizione e non reintroducendo il falso in bilancio con una formula piena e che non lasci scappatoie.
Sono altre le cose che dovrebbe fare, se fosse un governo serio. Ad esempio rendere punibili, subito e con massima severità, le tangenti tra privati. O approvare le nostre proposte sul divieto di candidare i condannati (ora e non nel 2018), di assegnare incarichi di governo nazionale o locale agli indagati e di concorrere alle gare d’appalto per le aziende condannate.
Ma a fare le cose semplici e drastiche necessarie per combattere la corruzione questo governo e questa supermaggioranza parlamentare non ci pensano per niente.
Ecco perché di questa classe politica nessuno più si fida. Da questi signori nessuno comprerebbe nemmeno un macinino usato. Ma una classe politica senza più onore e senza più nessuna credibilità non può guidare un Paese che ha bisogno di fare ricorso a tutte le proprie risorse per salvarsi.
Se non se ne vanno subito, con nuove elezioni e con un ricambio profondissimo della classe politica, il nostro popolo non potrà mai trovare la forza e la fiducia per risollevarsi e uscire dalla crisi.